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Mohamed e gli altri


di Membro VIP di Annunci69.it cumonface
04.01.2012    |    36.839    |    13 9.7
"Non avevo più voglia di cercare case ma cinque giorni erano tanti per me: non volevo pagarmi altri giorni in pensione..."
Avevo finalmente compiuto i miei fottutissimi 18 anni e con la mia borsa e tanti sogni in tasca avevo deciso di trasferirmi in una grande città del nord. Non ero mai uscito dal mio paesello ma sentivo che era giunto il momento. Non avevo un’idea precisa di ciò a cui andavo incontro né sapevo dove avrei alloggiato o cosa avrei potuto fare per pagarmi da vivere. Avevo con un po’ di soldi che mi sarebbero dovuti bastare per i primi giorni e … qualche indirizzo. I primi giorni li passai a guardarmi intorno. Avevo preso una piccolissima stanza vicino alla stazione centrale e da lì mi muovevo per cercare lavoro come potevo, ma ogni giorno che passava mi accorgevo di quanto fosse difficile, sia trovare casa sia incontrare qualcuno che ti desse uno straccio di lavoro. Gli affitti erano troppo alti e io non avevo tutti quei soldi da avanzare. Provai a chiedere nei negozi, nei bar, nelle pizzerie … ma sembrava che nessuno avesse bisogno in quel momento. Arrivai pure a domandarmi come e dove abitassero tutti gli extra comunitari che incontravo intorno alla stazione e cosa avessi io di diverso da loro per non trovare casa e lavoro, mentre loro si. Mi chiusi allora in uno dei tanti internet point e di misi a cercare per ore tra i tanti annunci online. Intorno a me c’erano solo neri e indiani intenti a chiacchierare in cam con le loro mogli, fidanzate ecc. Io forse ero l’unico che in quel momento si stava tutt’altro che divertendo. Fu ad un certo punto che mi cadde l’occhio su una parete dove c’erano tanti fogliettini attaccati e su ognuno c’erano annunci di stanze o posti letto. In un istante pensai che tutto sommato si trattava comunque di alloggi, magari modesti ma sicuramente meno cari di quelli che giravano su internet. Cominciai a fare le prime chiamate …. A rispondermi erano quasi sempre cinesi … indiani … sudamericani ecc. A volte neanche li capivo oppure mi parlavano di zone che neanche sapevo dove fossero. Ero quasi tentato di lasciar perdere …. Quando entrò un ragazzo marocchino sui 28 anni, bello, alto, prestante, con l’aria un po’ da teppistello ma terribilmente sexy. Si avvicino e lo vidi attaccare uno di quei foglietti. Non potei fare a meno di buttarci un occhio. C’era scritto: “Affitto posto letto a poco prezzo vicino stazione ecc ecc.” Gli sorrisi. Lui se ne accorse e mi venne automatico chiedergli informazioni.
Lui mi chiese: “tu cerchi un letto?”. E io … “si …. Sono giorni che cerco ma è difficile e costano troppo”.
“Se tu vuoi … ti faccio vedere casa. E’ su questa via. Abitiamo in quattro ma tra qualche giorno si libera un posto”.
Avrei voluto fare mille domande ma non mi andava. Mi ero stancato di cercare e poi mi aveva detto che la casa era lì vicino, per cui avrei potuto vederla subito e nel caso avrei sempre potuto dire di no. Così gli dissi che per me andava bene e insieme andammo verso casa. In effetti era abbastanza vicino. Durante la strada lui mi chiese delle cose e io altrettanto. Mi disse che in casa c’erano solo uomini e che erano tutti marocchini sui 30 anni. Cominciò a spiegarmi che c’erano due camere da letto con un letto matrimoniale ciascuna. Che non era grandissima ma che pagavano poco anche per questo: quinto e ultimo piano senza ascensore . Mi disse di chiamarsi Mohamed e parlando finì col chiedermi l’età e se avessi la ragazza. Forse rispondendo di no devo essere arrossito, perché lui mi fece un sorrisino malizioso e mi disse che anche lui e i suoi amici non avevano una ragazza fissa. Entrati nel portone, cominciammo a fare le scale: io davanti e lui dietro. Sentivo addosso i suoi occhi e la cosa mi procurò un misto di tensione e di eccitazione. L’appartamento era evidentemente ricavato da qualcos’altro, perché su quel piano c’era giusto lo spazio minimo per mettere uno zerbino davanti all’uscio. Sentì Mohamed prendere le chiavi e allungarsi per raggiungere la toppa. In quel momento, non so se fu per caso oppure fatto apposta, ma sentì il pacco di Mohamed poggiarsi completamente sul mio culo … Io non avevo lo spazio per muovermi e sinceramente neppure l’avrei fatto. Anzi forse devo averlo incoraggiato, proprio perché rimasi fermo. Fatto sta che lui sembrava non riuscire ad aprire la porta. Che lo facesse per finta oppure o no … mi disse lo stesso: “ … è un po’ difettosa!” e mi chiese scusa se ci stava mettendo tanto. A me venne spontaneo rispondere: “Ma figurati! Attento a non spezzare la chiave!”. Fu lì che mi accorsi che parlando mi ero leggermente mosso col corpo e quindi riuscì a sentire meglio quel bozzo nei pantaloni di Mohamed, che ormai si strusciava senza più tanti indugi. Una volta entrati … pensai che per lo meno mi ero tolto da quella situazione comunque imbarazzante, diciamo per entrambi. Tre secondi dopo, quando già avevo dato un primissimo sguardo all’entrata e voltandomi di nuovo verso Mohamed, lo sorpresi che si stava aggiustando il cazzo nei pantaloni ed ebbi la sensazione che ce l’avesse come barzotto. Lui se ne accorse che gli guardavo l’uccello e invece di far finta di niente mi sorprese dicendomi: “eh, eh …. Sai? Prima il tuo culo me l’ha fatto diventare duro!”. Io non mi ricordo cosa risposi ma di certo feci in modo di spegnere lì la cosa.
Mohamed mi fece vedere le stanze e in particolar modo la sua, che poi – mi spiegò – sarebbe stata quella dove avrei dovuto dormire anch’io. Non era grandissima e anche piuttosto spoglia, però c’era un bel piumone: per lo meno, sarei stato caldo. L’unico problema era che il suo compagno di stanza, Karim, avrebbe lasciato la casa di lì a cinque giorni.
Io non sapevo che pensare. Non avevo più voglia di cercare case ma cinque giorni erano tanti per me: non volevo pagarmi altri giorni in pensione. Glielo spiegai e lui mi disse che in realtà quella notte il suo amico non sarebbe tornato a casa per la notte … per cui al limite si sarebbe trattato di resistere 4 giorni. Quella notte avrei potuto dormire con Mohamed e le restanti quattro notti ci si sarebbe potuto arrangiare dormendo in tre: io, Mohamed e Karim.
Alla fine accettai, anche perché ormai si stava facendo tardi. Andai subito a prendere il borsone nella pensione dov’ero prima ed ero contento perché quella notte non avrei dovuto pagare la camera: Mohamed mi aveva anche detto che finché Karim non fosse andato via, non mi avrebbero fatto pagare l’affitto del posto letto. Tornato da Mohamed, mi venne ad aprire un altro marocchino a torso nudo e con addosso solo un paio di boxer stretti. Mi fece un certo effetto, perché era alto, con un fisico tonico e due braccia forti come piacciono a me. Si chiamava Youssef . Già sapeva di me. Mi prese dalle mani il borsone e mi fece accomodare. Chiudendo la porta, mi mise un braccio intorno al collo, come se ci conoscessimo da tempo. Il calore di quel braccio sulle mie spalle scoperte dalla canottiera mi fece sciogliere. Youssef mi fece strada verso l’altra delle due stanze, per farmi conoscere l’altro loro amico, Said, dicendomi che Mohamed era sotto la doccia. Sull’uscio della porta vidi Said, steso sul letto in mutande che guadava la televisione: un maschio di più di un metro e ottanta, con un petto muscoloso e due gambe pelose lunghissime. Mi cadde l’occhio su quel suo pacco gonfio, che visto da sdraiato sembrava ancora più grosso. Si tirò poco poco su e mi strinse forte la mano. “Caspita che forza!” – pensai. Ancora una volta mi scivolò l’occhio sul suo bozzo e lui forse d’istinto (non lo so) se lo strizzò con una mano, pensando che magari lo guardassi perché aveva qualcosa fuori posto. In quell’istante sopraggiunse Mohamed, con solo un piccolissimo asciugamano bianco intorno ai fianchi e disse malizioso: “Vedo che già ti hanno portato in camera da letto Said e Youssef, eh?!? … Attento che sono pericolosi!!!! …. Non vedono una donna da qualche mese! E con un culetto come il tuo …. Sai cosa ti farebbero?! ”. Loro si misero a ridere …. E anch’io feci altrettanto: non potevo fare altrimenti. Youssef scherzando mi si avvicinò da dietro e mi spinse sul letto addosso a Said che mi afferrò ridendo fingendo di scoparmi da sotto con dei forti colpi di bacino mentre mi stringeva i glutei con le sue grandi mani. Mohamed rideva …. e anche Said …. e anch’io feci vedere che stavo al gioco. Youssef mi prese da dietro, poggiò il suo pacco sul mio culo e finsero di scoparmi in due, mentre Mohamed diceva: “Te l’avevo detto! Sono pericolosi!” . Poi Said e Youssef mi spinsero sul materasso a pancia in su …. mi bloccarono coi loro pesi …. mi misero i loro pacchi davanti alla faccia e fecero finta di sborrare, mentre io ero eccitatissimo pur continuando a far finta di giocare. “Ah siiii! Bevi troia!!! Bevi!!!” – dicevano scherzando. "ingoia tutto, puttanella!!!!".
Poi però mi lasciarono andare. Era tutto un gioco … eppure a me era piaciuto e credo anche a loro …. Perché comunque continuavano per qualche istante a toccarsi anche dopo. Anche Mohamed sembrava piuttosto eccitato perché da sotto l’asciugamano qualcosa si era gonfiato e non era facile nasconderlo.

Questa è solo la prima parte di una storia vera che mi è successa veramente ….
Presto vi racconterò il seguito ….

Se vi è piaciuta …. scrivetemi e sappiate che mi piacciono i neri …. e gli uomini col cazzo grosso
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